Questo albergo non è una casa ho sempre cercato di far capire ai miei amici, agli altri, mi sono sentita per anni una specie di gitana, orfana di casa, che ha cercato una dimora per tutta la vita. Ancora non l’ho trovata questa casa, ancora non ho trovato quello spazio che mi possa far sentire completamente aderente a me stessa.
Un giorno, lo troverò.
Per ora raccolgo i pezzi di un’infanzia vissuta come in un romanzo, questo, se avrete voglia di leggerlo.
Questo albergo non è una casa ho sempre cercato di far capire ai miei amici, agli altri, mi sono sentita per anni una specie di gitana, orfana di casa, che ha cercato una dimora per tutta la vita. Ancora non l’ho trovata questa casa, ancora non ho trovato quello spazio che mi possa far sentire completamente aderente a me stessa.
Un giorno, lo troverò.
Per ora raccolgo i pezzi di un’infanzia vissuta come in un romanzo, questo, se avrete voglia di leggerlo.
“Se mi devono dire che ho un cancro devo essere bellissima”, ha pensato in un istante senza tempo, stupita di quel pensiero fuori luogo e accompagnata dalla certezza che non sarebbe andata così. Poteva essere un semplice ascesso al seno, curabile con una terapia antibiotica. Invece, quel 5 febbraio 2019, la diagnosi è arrivata affilata come la punta di un coltello in pieno petto: tumore maligno. Per tre giorni Sabrina ha nascosto i suoi sentimenti a tutti, piangendo di nascosto in bagno. Poi ha affrontato lo sguardo triste di suo figlio Nino e per lui ha iniziato a combattere.
“Se mi devono dire che ho un cancro devo essere bellissima”, ha pensato in un istante senza tempo, stupita di quel pensiero fuori luogo e accompagnata dalla certezza che non sarebbe andata così. Poteva essere un semplice ascesso al seno, curabile con una terapia antibiotica. Invece, quel 5 febbraio 2019, la diagnosi è arrivata affilata come la punta di un coltello in pieno petto: tumore maligno. Per tre giorni Sabrina ha nascosto i suoi sentimenti a tutti, piangendo di nascosto in bagno. Poi ha affrontato lo sguardo triste di suo figlio Nino e per lui ha iniziato a combattere.
Quella raccontata in questo libro toccante è una storia che comincia nella disperazione più buia ma ha un finale luminoso ed entusiasmante. La disperazione più buia è quella di una madre che riceve, per il proprio bambino di neanche tre anni, una diagnosi di autismo infantile in forma severa che negli anni, sorprendendo gli stessi neuropsichiatri, si trasforma in un autismo ad alto funzionamento: la sindrome di Asperger.
Quella raccontata in questo libro toccante è una storia che comincia nella disperazione più buia ma ha un finale luminoso ed entusiasmante. La disperazione più buia è quella di una madre che riceve, per il proprio bambino di neanche tre anni, una diagnosi di autismo infantile in forma severa che negli anni, sorprendendo gli stessi neuropsichiatri, si trasforma in un autismo ad alto funzionamento: la sindrome di Asperger.
“[…] Il protagonista del libro è uno sguardo muto: la domanda della narrazione è il perché della solitudine dentro l’esperienza dell’amore. Un libro intelligente, amaro, ironico, perdutamente umano fino allo struggimento. Un’oscenità mai pretestuosa, mai finta: chiamata a fare scandalo, per svegliare e turbare ma, al tempo stesso, per sanare l’anima del lettore.” (Arnaldo Colasanti)
“[…] Il protagonista del libro è uno sguardo muto: la domanda della narrazione è il perché della solitudine dentro l’esperienza dell’amore. Un libro intelligente, amaro, ironico, perdutamente umano fino allo struggimento. Un’oscenità mai pretestuosa, mai finta: chiamata a fare scandalo, per svegliare e turbare ma, al tempo stesso, per sanare l’anima del lettore.” (Arnaldo Colasanti)
Un romanzo che vede come protagonista Ibrais, un problematico adolescente italobosniaco che rinuncia a vivere il suo presente in attesa della maggiore età, per poter attuare un piano: fuggire dalla detestata Milano e rifugiarsi a Londra, dove dimenticare il passato e trovare finalmente se stesso, almeno in teoria. Per ottantasei giorni – dal 22 marzo al 15 giugno – mette quindi in moto un’arguta messinscena, fingendo un singolare coma che lo costringe a vivere a letto senza parlare né mangiare.
Un romanzo che vede come protagonista Ibrais, un problematico adolescente italobosniaco che rinuncia a vivere il suo presente in attesa della maggiore età, per poter attuare un piano: fuggire dalla detestata Milano e rifugiarsi a Londra, dove dimenticare il passato e trovare finalmente se stesso, almeno in teoria. Per ottantasei giorni – dal 22 marzo al 15 giugno – mette quindi in moto un’arguta messinscena, fingendo un singolare coma che lo costringe a vivere a letto senza parlare né mangiare.
Ibrais ha diciassette anni, nove mesi e cinque giorni, è nato a Sarajevo ma vive in Italia e ha deciso che al compimento del diciottesimo anno se ne andrà di casa. Nel frattempo si mette in stand-by: finge di avere avuto un ictus e trascorre a letto ottantacinque giorni. […] La vita non vissuta di Ibrais è un abbandono ai capricci del fato e si rivela un mezzo decisivo per conoscere se stesso e gli altri.
Ibrais ha diciassette anni, nove mesi e cinque giorni, è nato a Sarajevo ma vive in Italia e ha deciso che al compimento del diciottesimo anno se ne andrà di casa. Nel frattempo si mette in stand-by: finge di avere avuto un ictus e trascorre a letto ottantacinque giorni. […] La vita non vissuta di Ibrais è un abbandono ai capricci del fato e si rivela un mezzo decisivo per conoscere se stesso e gli altri.
Sandra frequenta contemporaneamente i giovani Gael e Simon e forse anche Franco. Si scopre incinta, forse di Simon, forse di Gael. Quando nasce Albert, non ha dubbi: Gael è il padre del bambino. Mentre Simon, in crisi esistenziale, entra in un convento, Sandra vola in Messico, dove Gael vive con la moglie Tina e affida alla famiglia allargata dell’ex amante il piccolo Albert. Tutto parrebbe assestarsi in una sorta di miracoloso equilibrio, se il destino non rimettesse in moto la sua ruota: Simon riconosce il suo duraturo amore per Sandra e abbandona la reclusione religiosa, Gael torna in Europa per scoprire che Albert è in realtà figlio di Simon. E Sandra? Sandra attende. Attende un nuovo segno che decida della sua vita e di quella del figlio.
Sandra frequenta contemporaneamente i giovani Gael e Simon e forse anche Franco. Si scopre incinta, forse di Simon, forse di Gael. Quando nasce Albert, non ha dubbi: Gael è il padre del bambino. Mentre Simon, in crisi esistenziale, entra in un convento, Sandra vola in Messico, dove Gael vive con la moglie Tina e affida alla famiglia allargata dell’ex amante il piccolo Albert. Tutto parrebbe assestarsi in una sorta di miracoloso equilibrio, se il destino non rimettesse in moto la sua ruota: Simon riconosce il suo duraturo amore per Sandra e abbandona la reclusione religiosa, Gael torna in Europa per scoprire che Albert è in realtà figlio di Simon. E Sandra? Sandra attende. Attende un nuovo segno che decida della sua vita e di quella del figlio.
Un Capodanno cominciato con la voglia di innamorarsi e finito male diventa l’ossessione di Sabrina. La donna dei Tarocchi gliel’aveva preannunciato: “Il fante è capovolto. Capovolto, Capodanno. Un uomo ti farà soffrire questo Capodanno”. Ma lei se ne era infischiata ed era volata a passare San Silvestro con la persona che da mesi la corteggiava al telefono: Leon. Ma qualcosa si rompe. La sera del 31 dicembre lui l’accompagna alla stazione, destinazione amori incompiuti e inspiegabili. Perché? Età di lettura: da 15 anni.
Un Capodanno cominciato con la voglia di innamorarsi e finito male diventa l’ossessione di Sabrina. La donna dei Tarocchi gliel’aveva preannunciato: “Il fante è capovolto. Capovolto, Capodanno. Un uomo ti farà soffrire questo Capodanno”. Ma lei se ne era infischiata ed era volata a passare San Silvestro con la persona che da mesi la corteggiava al telefono: Leon. Ma qualcosa si rompe. La sera del 31 dicembre lui l’accompagna alla stazione, destinazione amori incompiuti e inspiegabili. Perché? Età di lettura: da 15 anni.